«Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce»
Queste sono le affermazioni di Franca Viola, la prima donna italiana, a rifiutare pubblicamente il matrimonio riparatore nel 1965.
Franca Viola, allora giovane ragazza siciliana di appena 17 anni fu rapita, picchiata e violentata per otto giorni prima di essere liberata.
Secondo le usanze del tempo, una ragazza che era stata violentata avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo stupratore per salvare il suo onore e quello della famiglia di appartenenza. In caso contrario, sarebbe rimasta zitella e additata come "donna svergognata". All'epoca dei fatti la legislazione italiana, con particolare riferimento al codice penale di cui all’art.544, recitava: "Per i delitti preveduti dal capo primo e dall'articolo 530, il matrimonio, che l'autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali". In pratica con il "matrimonio riparatore" si estingueva il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, perché la violenza sessuale era considerata oltraggio alla morale.
La giovane Franca Viola rifiutando il matrimonio riparatore e denunciando il suo aguzzino aprì un dibattito sul tema della violenza sulle donne che, solo nel 1981, portò all’abrogazione dell'articolo 544 del codice penale e solamente nel 1996 il riconoscimento dello stupro come un reato "contro la persona" sino ad allora qualificato in Italia reato "contro la morale".
Il gesto di Franca Viola è stato un esempio di coraggio, simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione femminile tantoché il presidente della Repubblica nel 2014, l’ha insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana con la seguente motivazione: "Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell'emancipazione delle donne nel nostro Paese".
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